L’emergenza Covid-19 non mette un freno alla cooperazione internazionale tra i due Stati. Intervista a Toktam Abtahi.
La comune ricerca di soluzioni alla crisi turistica potrà abbattere i pregiudizi del turista stesso?
Quella tra Italia e Iran è stata definita “una storia di amore e d’interesse”.
Si narra che Marco Polo sedusse una principessa iraniana per portarla in sposa all’imperatore cinese ed Enrico Mattei aprì la strada ai pozzi petroliferi iraniani. La costruzione di un rapporto bilaterale tra i due Paesi è un processo che è andato definendosi nel corso della storia sin dai tempi dei legami tra Roma e Bisanzio. Le relazioni si intensificarono nel Medioevo quando la Persia assunse un fondamentale ruolo commerciale per la presenza di un tratto della Via della Seta nelle aree settentrionali del suo territorio.
Al di là dei sentimenti e degli interessi, da entrambi le parti è sempre emersa la volontà di rafforzare il dialogo interculturale attraverso il rispetto e la comprensione delle differenze come punto di partenza per lo scambio e la mutua conoscenza. Gli sviluppi politici ed economici globali hanno rallentato le collaborazioni, ma rimane la volontà dei governi di riprendere tutti i legami del passato e di avviare nuove attività insieme. Tale volontà si concretizza attraverso l’impegno dell’Unione europea di offrire fonti di finanziamento per la cooperazione internazionale tra Paesi membri e Paesi terzi.
La Direzione Generale per la Cooperazione internazionale e per lo Sviluppo-EuropeAid è il servizio della Commissione responsabile della politica dell’UE per lo sviluppo e gli aiuti internazionali. Il programma EuropeAid finanzia progetti di cooperazione internazionale su temi quali pari opportunità, bambini e giovani, salute, istruzione, cultura, diritti umani e democrazia, immigrazione e asilo. Tramite programmi annuali, la Commissione pubblica dei bandi con l’invito a presentare progetti su azioni specifiche in paesi terzi che possono essere co-finanziati, in misura variabile, dall’Unione Europea.
Da febbraio 2019 Consorzio Itaca è partner del progetto Promoting Responsible Tourism for Sustainable Heritage Protection and Inclusive Development, finanziato dal programma EuropeAid e indirizzato a sostenere le attività delle organizzazioni della società civile iraniana attive nel settore turistico per la promozione del patrimonio culturale nelle province di Khorasan Razavi, Fars, Hormozgan e Bushehr e nello specifico nelle città di Mashhad, Shiraz, Kish e Busherhr.
Ora, lettore, mi rivolgo direttamente a te.
Hai mai pensato di fare un viaggio in Iran? Quali parole o immagini ti vengono in mente quando si parla di questo Paese?
Posso azzardare più di una risposta: sanzioni, guerra, pericolo, violenza, povertà, religione, arretratezza. Questa è l’immagine che i media hanno veicolato e diffuso in Italia e nel resto del mondo. È ben noto come il potere mediatico di massa abbia la meglio sul sapere e sulla conoscenza.
E cosa possono pensare di noi gli iraniani?
Toktam Abtahi, Project Officer per l’organizzazione iraniana Marefat Pardis Toos partner del progetto prima menzionato ed esperta in cooperazione internazionale, prova a darci una risposta.
Quale immagine hanno gli iraniani dell’Italia? Cosa ti viene in mente quando si parla di Italia e del turismo?
L’Italia attrae gli iraniani per diverse ragioni. Ci piace l’Italia per la sua cultura ricca e affascinante, l’arte, la moda, la storia, la cucina, i siti artistici, i paesaggi naturali, e i monumenti antichi. In Italia ci sono più beni del patrimonio mondiale dell’UNESCO di qualsiasi altro paese al mondo. L’Iran ha un’immagine molto positiva dell’Italia come destinazione turistica unica per ragioni storiche, archeologiche, sociali e culturali. Inoltre, i rapporti politici tra i due paesi sono stati ottimi negli ultimi 60 anni. La cucina italiana ha influenzato la cultura del cibo in tutto il mondo. Il gusto e la qualità del cibo italiano sono esemplari. Noi adoriamo e cuciniamo cibo italiano (lasagne, spaghetti e soprattutto la pizza – anche se ne abbiamo creato la nostra versione). Per lo sport, ci piace la nazionale italiana di calcio e abbiamo le nostre squadre preferite (Milan, Inter e Roma). Come destinazione turistica, gli iraniani hanno una certa familiarità con l’Italia (Venezia, Roma, Milano, Firenze e Città del Vaticano). Le case di moda di fama mondiale (Armani, Gucci, Benetton, Versace e Prada) sono ben note e popolari. L’architettura storica italiana è spettacolare per noi e ai nostri ingegneri urbani piace usare le caratteristiche dell’architettura romana per i nostri edifici.
In seguito alla mia visita nella città di Mashhad, a nord-est del paese, ho notato una certa somiglianza caratteriale tra italiani e iraniani: cordialità, gentilezza, curiosità e interesse, accoglienza. Pensi che ci siano somiglianze tra italiani e iraniani? Quali hai potuto notare durante questi mesi di collaborazione e incontri?
Ci sono notevoli somiglianze nel comportamento sociale. Entrambi siamo ospitali, estroversi, appassionati e amichevoli. Lo stesso vale per i valori culturali; la famiglia, ad esempio, è il centro della struttura sociale per entrambi. Il nostro simile contesto politico, sociale e culturale ci aiuta ad avere un’ottima comprensione reciproca e ci porta a collaborare facilmente in questo progetto.
Il nostro progetto mira ad aiutare la società civile delle aree d’intervento a promuovere un turismo sostenibile che possa attrarre visitatori sia iraniani che stranieri. Intanto, come avete vissuto questi mesi di lockdown e di isolamento?
È stata un’esperienza assolutamente nuova. Il mondo intero si è unito di fronte ad un problema comune. Tutti noi sperimentiamo in un modo o nell’altro l’autoisolamento, la distanza sociale, il lockdown e la quarantena. Abbiamo affrontato una vita virtuale che quasi nessuno si sarebbe mai aspettato. Stiamo imparando a incontrare e superare le nostre paure. Inoltre, abbiamo imparato che il futuro sarà diverso in quasi tutti gli aspetti della vita: dal lavoro e l’istruzione all’intrattenimento e il turismo.
Viste anche le attuali difficoltà, come immagini sarà il futuro del turismo in Iran? In particolare, a Mashhad, pensi che la pandemia avrà effetti negativi sul pellegrinaggio spirituale e religioso?
Il futuro del turismo in Iran è stato colpito come altri paesi in tutto il mondo. Il turismo spirituale e religioso non fa eccezione. La gente era abituata a visitare il Santuario dell’Imam Reza a Mashhad. Resterà chiuso per circa due mesi. Anche gli hotel sono chiusi. Le persone e i pellegrini sono ansiosi di andarci e chiedono al Ministero della Salute e dell’Educazione medica dell’Iran di prendere in considerazione il protocollo sanitario per gestire la situazione e riaprire i siti religiosi.
Moschea Imam Reza Shrine – Mashhad – Iran
Il progetto in cui siamo coinvolti è un ottimo esempio di come un’azione dal basso possa rappresentare una buona pratica locale da promuovere per uno sviluppo più ampio (provinciale, regionale e nazionale). Perché MPT, nel tuo caso, ha scelto di partecipare al progetto? Quali sono le vostre aspettative una volta finito il progetto?
Marefat Pardis Toos (MPT) è un’ONG non politica che si attiva nel campo della cultura, del turismo, dello sviluppo locale e dei beni culturali. Sin dalla sua istituzione nel 2005, si è concentrato sull’utilizzo della migliore pratica dell’esperienza internazionale per agire come fonte di conoscenza per formare altre ONG, attivisti, ecc. MPT ha una straordinaria esperienza d’azione a livello nazionale e internazionale grazie al suo CEO, il dott. Hossein Kashiri come esperto di affari internazionali. Attualmente ricopre incarichi diversi come capo della gioventù di Metropolis, membro dell’ICYF BOARD (Forum della cooperazione islamica per i giovani) e consigliere del sindaco di Mashhad in affari internazionali. Per quanto riguarda le aspettative da questo progetto, dovremmo considerare il fatto che il settore turistico svolge un ruolo vitale nell’economia italiana. L’Italia attira milioni di turisti ogni anno. È il quinto paese al mondo e il terzo in Europa, in termini di arrivi di turisti internazionali secondo i dati del World Travel and Tourism Council nel 2019 (Dipartimento di ricerca Statista, 25 febbraio 2020). L’Italia è leader nel turismo e in tutti i settori correlati come il turismo responsabile, l’ecoturismo, la cultura dell’ospitalità, ecc. Per i motivi sopra menzionati, ci aspettiamo di apprendere e utilizzare le migliori pratiche in Italia e trasferire le conoscenze e la formazione ad altre ONG al fine di apportare un grande cambiamento.
Quali competenze credi serviranno per il turismo del post emergenza? Quali nuovi mercati? Quali nuovi prodotti (turismo di prossimità-esperenziale-/Sustainble & Safety Tourism)?
Stiamo considerando il turismo virtuale come un’opzione, ma speriamo sinceramente che il turismo torni alla normalità. Nel frattempo, non possiamo fare altro che prendere in considerazione nuovi strumenti, ma dovremmo tener conto della sicurezza, della salute, delle distanze sociali e fisiche per un po’ di tempo. Dovremo imparare a convivere con questo virus e con tutti i problemi correlati poiché modificheranno radicalmente lo stile di vita del mondo intero. Alcune organizzazioni hanno avviato il turismo virtuale offrendo strumenti speciali come gli occhiali 3D per ricreare le destinazioni turistiche. Ci vorrà un anno o due per tornare al lavoro precedente. Per quanto riguarda la situazione attuale, il turismo individuale sembra essere più pratico per il fatto che non possiamo organizzare tour affollati. Pertanto, dovremo prendere in considerazione questo nuovo turismo e fornirgli l’infrastruttura necessaria, codificare le regole, formare i protagonisti del settore turistico, sviluppare nuovi piani strategici e determinare il segmento di mercato basandoci principalmente su questa tipologia di turismo. Ad esempio, secondo le regole iraniane, le guide turistiche devono collaborare con le agenzie di viaggio per organizzare una visita. Come previsto, i turisti tenderanno a viaggiare individualmente dopo la pandemia e avranno bisogno di una guida che potrà essere trovata tramite canali diversi piuttosto che attraverso le agenzie di viaggio.
Ad oggi tutti i Paesi stanno cercando le giuste soluzioni per una ripartenza del mercato turistico. Il punto è: basta innovare gli strumenti di promozione e accoglienza o è giunto il momento di allargare anche il ventaglio delle mete e delle attrazioni turistiche, andando oltre gli stereotipi e le solite destinazioni di massa?
Fonte:
Alberto Negri, Aprile 2015 Il Sole 24Ore
Statista Research Department, Tourism in Italian cities – Statistics & Facts
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