È entrato all’improvviso nelle nostre vite, “rubandoci” poco alla volta sempre più tempo, ha cambiato le nostre abitudini, fare scrool ed è diventato il primo gesto che facciamo al mattino e l’ultimo prima di addormentarci la sera. Lo smartphone è diventato una parte di noi.
In alcuni casi, anzi – forse potrei azzardare – in molti casi, il suo utilizzo supera l’eccesso, diventando dipendenza. Si accusa qualcuno di essere “dipendente dallo smartphone” quando passa semplicemente molto del suo tempo su questo device, ma in realtà la dipendenza si manifesta sotto forme ben più articolate.
Vediamo ora 5 effetti della dipendenza da smartphone.
1. Diventare uno “smombie”
Nel web girano da tempo illustrazioni – che altro non sono che critiche nei confronti della dipendenza da smartphone – che raffigurano in maniera fortemente comunicativa e forse shoccante, il nostro rapporto con questo device. L’immagine qui sotto, realizzata da Steve Cutts, ne è un esempio.
Raffigura degli “smombie“, un neologismo questo che deriva dalla crasi dei termini smartphone e zombie, inventata per indicare quei pedoni che percorrono i marciapiedi o addirittura le strade trafficate con la testa inclinata in avanti e gli occhi fissi sul proprio device ignari del mondo che li circonda.
Le conseguenze dell’essere “smombie” possono essere il non accorgersi di un altro pedone, un palo, un tombino aperto, uno scippatore o peggio, tant’è in alcune città della Cina e del Belgio, accanto alla corsia pedonale e quella ciclistica si può trovare quella dedicata agli smombie, appositamente creata per evitare che questi incorrano in incidenti di percorso dovuti a distrazione da smartphone.
In altre parti del mondo invece sono stati installati dei semafori orizzontali in corrispondenza degli incroci, ossia delle strisce luminose verdi o rosse sul marciapiede, che avvisano i pedoni quando è il momento di attraversare la strada, o addirittura ultimo ritrovato è il cartello stradale cha avvisa gli automobilisti della presenza di “smombie”.
2. Essere “Nomofobici”
Accanto al termine smombie, è stato recentemente coniato il neologismo “nomofobia” (no mobile phone) per indicare la paura di rimanere senza il proprio smartphone o di non poterlo utilizzare.
Il termine sottolinea le problematiche della società iperconnessa ed infatti è stato creato dopo una ricerca del Post Office Ltd del 2008 in Gran Bretagna secondo cui più della metà dei possessori di smartphone raggiunge uno stato d’ansia qualora il proprio device è scarico o non ha copertura di rete.
Questo stato di ansia porta una persona su due a tenere il proprio smartphone sempre acceso, e di questi ben i due terzi tengono il proprio devices accanto a loro anche durante la notte. A livello fisico invece lo stato di ansia causato dalla nomofobia si traduce in nausea, angoscia, tachicardia, vertigini, ecc, come una vera e propria forma di dipendenza.
2. “Fear Of Missing You”
Lo stato di ansia causato dallo smartphone si presenta non soltanto con la sua assenza, ma anche con la sua presenza, in questo caso ci si riferisce allo scroll continuo nel feed dei social network per compensare la paura di essere esclusi.
Questa paura, conosciuta con il termine FOMO, acronimo di “Fear Of Missing You”, con l’avvento degli smartphone e quindi con la possibilità di restare sempre connessi, si amplifica ulteriormente traducendosi in un uso sempre maggiore sei social network e in un maggiore stato di insoddisfazione.
Il soggetto fomotico passa continuamente il tempo sui social a guardare la vita degli altri per il timore che i propri amici facciano esperienze migliori delle sue o si divertano senza di lui nonché far presente agli altri quando sta bene e perché.
3. Stress da notifiche
La nomofobia e la FOMO sono due esempi di come lo smartphone sia il media digitale che causi maggiormente uno stato di stress a causa di necessità di contatto e di controllo verso l’esterno. A questi è necessario aggiunge un terzo fattore di stress, quello causato dalle notifiche dello smartphone.
Secondo uno studio condotto dalla California State University Domingueuezhills di Carson, ogni volta che il telefono squilla per via di chiamate o notifiche, gli individui subiscono un aumento dei battiti cardiaci facendo arrivare i valori molto sopra la soglia oltre la quale si considera che ci sia uno stato di ansia.
Quindi al ricevimento di una notifica o chiamata, il nostro corpo dà una risposa di tipo ansioso.
Secondo i ricercatori ciò è dovuto alla ghiandola surrenale che al suono del telefono risponde producendo adrenalina e cortisolo che altri non sono che una misura dell’ansia. Questa forma di difesa è usata dal nostro organismo sin dai tempi dell’uomo delle caverne dove la ghiandola surrenale produceva questi due ormoni in risposta ad una situazione di pericolo e minaccia, ora con lo smartphone il nostro corpo produce la stessa reazione, con l’unica differenza che lo squillare dello smartphone non rappresenta né una forma di pericolo né tantomeno di minaccia.
Gli effetti a breve termine di questo stress da notifiche si presentano sotto forma di mancanza di sonno, mal di testa e depressione.
5. “Phubbing”
Infine l’effetto più conosciuto e criticato, il “phubbing“.
Questo termine è un mash up tra le parole “phone” e “snubbing” (snobbare) e sta ad indicare un atteggiamento di isolamento e di scarsa attenzione e partecipazione ad un colloquio in presenza di individui in carne ed ossa a favore un continuo controllo del proprio device personale. Molto frequente vero?
Per comprendere in maniera “impattante” questi effetti, il musicista e cantante statunitense Moby ha inserito nel suo album “These Systems Are Failing” uscito nel 2016, il brano “Are You Lost In The World Like Me?”, “un violento attacco contro l’uso malato degli smartphone che contraddistingue la società odierna”.
Sebbene la semplice analisi testuale del brano non faccia percepire a chi ascolta la canzone che ci sia un riferimento esplicito alla dipendenza dagli smartphone, se si guarda il clip musicale, sono evidenti i temi della nomofobia, del phubbing, degli smombie e di altri elementi che sottolineano l’attaccamento a questo device.
Il video musicale è un cartone animato stile anni ’30 realizzato da Steve Cuuts in collaborazione con il cantante che, parlando del suo video, ha dichiarato che “[…] il video parla della nostra crescente dipendenza dalla tecnologia e delle interazioni tra le persone, o meglio: dell’assenza di interazioni tra le persone. L’accento è posto sul fatto che la tecnologia ci influenza, ci desensibilizza.”
Molti individui sono consapevoli di questa dipendenza da smartphone e sono vari i movimenti a favore di uno stacco tra uomo e macchina.
Alcuni ristoranti ad esempio vietano l’uso dei devices mobili per i consumatori e addirittura sono state create delle vere e proprie casseforti che imprigionano lo smartphone per un determinato arco di tempo.
Per chi invece non è consapevole dello smodato uso che fa del proprio telefono, ci sono delle App che analizzano i personali dati di utilizzo del device, dalle App più usate al tempo passato sui social, da quante volte si sblocca al giorno il telefono fino al numero di notifiche ricevute, tutto ciò per rendere il proprietario consapevole dell’uso che ne fa al fine di avere lui stesso la libertà di decidere come gestire il proprio tempo.
Fonte:
A. Carciofi, Digital Detox. Focus & produttività per il manager nell’era delle distrazioni digitali, Hoepli, 2017;
https://www.insidemarketing.it/dipendenza-da-smartphone-e-nomofobia/
https://www.ilsole24ore.com/art/segnali-stradali-e-marciapiedi-intelligenti-cosi-citta-si-preparano-all-invasione-smombie-AB29pyUB
https://www.stevecutts.com/
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